Borghi (Federazione Moda Italia): “Torniamo a fare shopping”
Si stima che il fermo degli arrivi nel nostro Paese dei turisti stranieri, in particolare dei cinesi, a causa del Coronavirus, possa provocare un danno tra i 5 e i 7 miliardi di euro al settore della moda. I turisti cinesi, infatti, da soli rappresentano il 30% dello shopping in Italia dei cittadini extra Ue. Il dato sale al 70% se si considerano da aree come gli Stati Uniti e Russia.
Per quel che riguarda il mercato interno si sta assistendo a una “importante flessione dei ricavi tra il 50 e 60% anche nei luoghi non a rischio, a fronte della mancanza di consumi degli italiani per uno stato di psicosi e paura che si è ingenerato”.
A lanciare il grido di allarme è Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia nel corso del suo intervento alla trasmissione di Radio 24 “Essere e avere”, condotta da Maria Luisa Pezzani. Durante lo “Speciale coronavirus e consumi: #STOPALLAPSICOSI” , on air il 2 marzo, la trasmissione ha fatto il punto sulla situazione dei consumi in Italia: dall’assalto ai supermercati ai locali e negozi deserti, dai prodotti simbolo alle fake news, fino ai “meme” in rete e alle ripercussioni sui brand.
Il presidente di Federazione Moda Italia ha inoltre ricordato come, in un quadro di simile, “i negozi sono vuoti, ma sono aperti”, situazione che evidentemente non giova al commercio del fashion che negli ultimi otto anni, in Italia, ha già perso 52mila punti vendita , contro l’apertura di 26mila nuove attività. Ma il problema ”riguarda anche l’intera filiera. Mi domando cosa succederà visto che la stragrande maggioranza dei prodotti di moda proviene da Paesi come Cina, Bangladesh, Birmania, ecc… e quale sarà lo stock di prodotti che le imprese produttrici riusciranno a portare in Italia. Si potrebbe pensare ad un reshoring”.
A fronte di questa situazione, Borghi ribadisce la legittimità dell’operato di Confcommercio che invoca lo stato di crisi del settore. Infine, il presidente di Federazione Moda Italia ha lanciato un appello: “Torniamo a far shopping. Riprendiamo a vivere noi a far rivivere le nostre città e a determinare il benessere condiviso per tutti che le imprese producono”.
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