In arrivo un sistema di certificazione a tutela della filiera italiana della moda

filiera della moda italiana
Un “bollino di garanzia” che certifica e tutela la filiera della moda italiana. È quanto prevede Il disegno di legge sulle PMI – in via di approvazione entro la sessione di Bilancio – dove sono stati inseriti specifici emendamenti volti a introdurre un sistema di certificazione unica di conformità per la filiera della moda italiana.
Lo scopo del sistema di certificazione
L’iniziativa, già anticipata dal ministro Urso durante il Tavolo moda dello scorso luglio, nasce con l’obiettivo di rafforzare la competitività e la reputazione internazionale della filiera della moda italiana. Il sistema è stato promosso dal ministero delle Imprese e del Made in Italy in stretta collaborazione con le rappresentanze di settore: Camera Nazionale della Moda Italiana, Confindustria Moda, Altagamma, oltre a Confindustria Accessori Moda, Confartigianato e CNA Federmoda.
L’operazione mira a tutelare l’immagine e la reputazione del saper fare italiano in un comparto strategico per l’economia nazionale. La certificazione rappresenterà una sorta di “bollino di garanzia”, avrà durata di un anno e sarà soggetta a controlli periodici tramite ispezioni e audit. Al ministero delle Imprese e del Made in Italy verrà istituito un registro pubblico delle aziende certificate che consentirà sia un monitoraggio costante sia l’adozione di eventuali misure sanzionatorie, inclusa la revoca della certificazione, in caso di perdita dei requisiti.
Misure a favore degli investimenti esteri
nella filiera della moda italiana
Nell’ambito dello stesso provvedimento, inoltre, la sezione Destinazione Italia introduce misure per attrarre investimenti e competenze straniere. Nello specifico, il testo prevede visto per lavoro autonomo a dirigenti d’azienda di imprese estere con capitale sociale superiore al milione di euro e con una sede operativa in Italia; agevolazioni per investitori stranieri in operazioni strategiche entro sei mesi dalla richiesta del nulla osta; agevolazioni fiscali per pensionati esteri che intendono trasferirsi in comuni con meno di 60 mila abitanti nel Centro-Sud del Paese e delle facilitazioni per chi sceglie l’Italia come sede per lavorare da remoto e pianifica il pensionamento in città medie italiane.
Nel complesso, invece, il provvedimento include disposizioni normative che mirano a rafforzare la competitività del Made in Italy, in particolare a tutelare l’eccellenza e il prestigio della filiera italiana della moda in tutta la sua catena produttiva, e a rendere il Paese sempre più attrattivo per investitori e professionisti esteri.
Il commento del ministro Urso
«Abbiamo predisposto misure che certifichino sostenibilità e legalità, per contrastare quei comportamenti illeciti di pochi che rischiano di compromettere la reputazione di un intero comparto», ha dichiarato il ministro Urso. «Un risultato frutto della collaborazione con le associazioni del settore. Ho informato i principali attori del sistema con i quali ci eravamo confrontati: Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, e Matteo Lunelli, presidente della Fondazione Altagamma».
