Confindustria Moda: siglato a Milano il “Protocollo legalità”
Il 26 maggio presso la Prefettura di Milano, Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, ha firmato il Protocollo per il contrasto all’illegalità negli appalti nella filiera produttiva della moda.
L’associazione conferma così la disponibilità a collaborare sia con le istituzioni come Prefettura, Tribunale, Procura distrettuale antimafia, Regione, Ispettorato del lavoro, Carabinieri, sia con le altre associazioni rappresentative del settore.
Nel corso degli incontri per la definizione del testo del Protocollo per il contrasto all’illegalità negli appalti nella filiera produttiva della moda, iniziati a giugno 2024, Confindustria Moda “ha scelto di assumere un ruolo costruttivo per mettere a punto un sistema condiviso per la trasparenza e il controllo della filiera”, si legge in una nota stampa dell’associazione.
L’obiettivo è salvaguardare, con equilibrio, tutti gli interessi in gioco: dalla promozione della piena legalità, alla leale concorrenza tra le imprese nazionali e tra queste e i concorrenti esteri, al pieno rispetto dei diritti dei lavoratori (salari, diritti, salute e sicurezza, welfare).
In particolare, fin dall’inizio del confronto tra le parti pubbliche e private, Confindustria Moda ha posto al centro della propria azione la centralità dell’applicazione lungo tutta la filiera del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, sottoscritto dalle parti datoriali e sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale. La necessità che ogni sistema di trasparenza e controllo della filiera garantisca pienamente la salvaguardia della proprietà intellettuale e della privacy sui dati, sull’organizzazione e sul business delle aziende coinvolte, sia di grandi dimensioni sia PMI. L’importanza della semplicità di applicazione delle procedure, per evitare ulteriori complessità e duplicazioni di adempimenti che non servono per il raggiungimento degli obiettivi sostanziali, ma rischiano di aggravare in modo insostenibile la burocrazia che già affligge il nostro Paese. La necessità che i sistemi verranno implementati siano costruiti in piena coerenza con il quadro delle normative europee, che è in via di definizione a Bruxelles.
«Pur trattandosi di un accordo definito su base territoriale, è evidente la portata anche nazionale di questo esperimento: ciò sia per la rappresentatività su base nazionale di molti soggetti firmatari che per le caratteristiche specifiche delle filiere produttive della moda, che non conoscono confini territoriali, locali, regionali e molto spesso nemmeno nazionali», dichiara il presidente di Confindustria Moda Luca Sburlati. «Emerge, quindi, l’esigenza di una progressiva e governata estensione dell’applicabilità del Protocollo almeno a livello nazionale a tutela e difesa delle nostre filiere che esprimono ogni giorno prodotti di grande qualità».