Felloni/Federmoda al Mimit: “Urge un Piano Italia per la Moda”
Un “Piano Italia per la Moda” che punti al “consolidamento di tutta la filiera, senza tralasciare alcuna componente e in particolare i negozi di prossimità”. E’ quello che ha sollecitato Federazione Moda Italia nel corso dell’incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy in scena il 13 maggio.
Il meeting si è svolto in un momento storico contraddistinto da segnali ancora troppo deboli per il settore della moda: il fashion retail, infatti, sta affrontando un passaggio delicatissimo che potrà essere superato grazie a una maggiore attenzione da parte di tutti i player del mercato e soprattutto delle Istituzioni.
«Ci domandiamo quali saranno le ricadute sull’intera filiera e sulle nostre città se i consumi interni di prodotti di moda continuano a ridursi e se i negozi continuano a chiudere», ha dichiarato il presidente di Federazione Moda Italia, Giulio Felloni. «Abbiamo chiesto un’adeguata attenzione istituzionale per evitare il rischio che corre il nostro Paese di una non auspicabile desertificazione commerciale che non colpisce solo l’economia, ma anche la sicurezza, l’identità urbana e sociale delle nostre città. Per questo abbiamo presentato al Mimit una serie di proposte concrete per rafforzare il commercio di prossimità, presidio fondamentale del Made in Italy e motore di occupazione, cultura e bellezza».
Tra le proposte presentate si distinguono quelle già avanzate nei mesi scorsi: detrazioni fiscali e incentivi per i consumatori finali che acquistano articoli moda nei negozi di prossimità; crediti d’imposta sui costi di gestione, locazioni, magazzini e pagamenti digitali; un intervento deciso all’insegna del principio ‘stesso mercato, stesse regole’ utile a fronteggiare la concorrenza sleale di alcuni colossi del web.
Nel corso dell’incontro, infatti, la Federazione ha evidenziato anche due tipi di concorrenza che preoccupano gli operatori del fashion retail.
La prima è quella distorsiva dell’ultra fast fashion, alimentata da un incremento di spedizioni da paesi extra UE – 4,6 miliardi nel 2024, il doppio rispetto all’anno precedente – che godono di esenzioni doganali sotto i 150 euro. Una dinamica che rischia di minare il tessuto economico ed urbano nazionale, mettendo in crisi i negozi di vicinato.
Il secondo tipo di concorrenza, invece, è rappresentato dalle scelte commerciali delle aziende fornitrici che vogliono sostituirsi ai negozi di prossimità.